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LE NUVOLE

  Le nuvole viste dall'alto non sembrano così morbide. Tutti i bambini da piccoli sognano di volare. Di volare con la fantasia, non con gli aeroplani. L'aereo è un mezzo: serve ad andare da un posto all'altro, non serve a volare. Il volo è un'altra cosa e anche le nuvole. Gli aeroplani hanno ucciso la nostra innocenza e allora io resto a terra, dirigo in su la punta del mio naso e mi immagino, mentre salto sulle mie nubi di gommapiuma e zucchero filato. Speriamo non passi nessuno con ali di metallo a stracciarmele e buttarmi di sotto; ci sono un paio di persone che lo farebbero volentieri, ma loro le nuvole non le hanno mai assaggiate.

IL ROMPI

Eccolo. Mi ha visto. Ora verrà al tavolino e mi attaccherà il solito bottone. Infatti, mi vede da lontano, si dirige verso di me, si siede e inizia a raccontarmi ancora una volta dell’infestazione, di quei maledetti parassiti, dei danni che facevano, di come abbia dovuto intervenire energicamente. Quando lo racconta si descrive come un grande uomo che ha preso in mano una situazione e di come, con il suo intervento, abbia provato a liberarsi da quegli esseri striscianti. E parla con un piglio eccessivo, urlando e agitando le mani in aria. Mi racconta di come tutti lo considerassero una gran persona, di quanto fosse amato e di quanto avesse cercato di fare il massimo per la sua gente. Poi, per fortuna arrivano loro. “ Signori, l’ora d’aria con pausa al bar è finita: tornate ognuno al vostro girone. Benucci, con i lussuriosi. Hitler scelga pure: per lei uno vale l'altro.”

SASSI (esercizio di scrittura)

  Rodrigo andava spesso a passeggiare sul fiume. Non gli piaceva il fiume e neanche passeggiare, però lo faceva lo stesso perché non aveva molto altro da fare nelle giornate solitarie a cui stava iniziando ad abituarsi, dopo quel giorno di quasi un anno prima. Quando era sulla riva sassosa di quel fiume che scorreva non troppo lentamente vicino a casa sua, Rodrigo dopo un po’ cambiava modo di annoiarsi, smettendo di passeggiare e iniziando a guardare i sassi che calpestava camminando. Non trovava mai pietre interessanti, né belle. Quelle che attiravano la sua curiosità, alla fine, si rivelavano solo pezzi di rifiuti arrotondati e smussati dal lungo rigirarsi nel flusso dell’acqua. Dopo un paio d’ore di noia, tornava a casa e accendeva la televisione. E così fece anche quella sera. Il televisore era acceso su un canale a caso, tanto Rodrigo si era buttato come al solito sul divano, senza degnare i programmi in onda di troppa considerazione. A un certo punto apparve sullo scher...

COME PESCI NEL MAR ROSSO (incipit romanzo)

  Capitolo 1 “ Carlo! Vieni a giocare con noi, non stare sempre con le femmine!” Un bambino di circa cinque anni, stava richiamando un amichetto di asilo, affinché rientrasse nel gruppo dei maschi. L’altro, quello a cui era rivolta la richiesta, si chiamava Carlo Rastelli e preferiva passare il suo tempo in compagnia di Irene Romagnoli, una coetanea, vicina di casa e, in quel momento, anche compagna di scuola materna. I due bambini, Carlo ed Irene, si conoscevano praticamente dalla nascita e non c’era stato giorno, eccetto quelli in cui erano stati malati, o erano stati portati da qualche parte dalle rispettive famiglie, che non avessero passato insieme. Si consideravano a vicenda, ognuno il migliore amico dell’altro, “ Irene, vuoi che ti prendo la bambola quella grande e giochiamo a mamma e papà?” “ Va bene, però io sono la mamma e tu il signore del negozio e noi veniamo a comprare le cose.” “ E il papà chi è?” “ Il papà non c’è, tanto quella che importa è la mamma.”...

LEVATI DALLA PELLE (incipit romanzo)

  Capitolo 1 Pedro Lucchesi amava Myriam Tavano. L'amava così tanto che non riusciva a vedere niente nel suo futuro che non la comprendesse. Una casa insieme, dei figli insieme, le vacanze insieme, il tempo libero insieme, la vecchiaia insieme, tutta una vita sempre insieme. Era talmente convinto che il loro amore sarebbe durato in eterno, che gli era sembrata la cosa più normale del mondo, quella di tatuarsi il nome di lei sul dorso della mano destra, proprio nel punto dove avrebbe potuto vederlo più spesso. Era un bel tatuaggio: la scritta MYRIAM, nello stile del logo dei Metallica, usciva da un groviglio di fiori e i fiori nascevano dalle lettere della scritta stessa. Per farselo fare Pedro, aveva speso anche una bella cifra, perché lo aveva voluto realizzato a colori, con tinte vivide e di impatto. Una cafonata, ma gli piaceva da impazzire. Pedro lavorava in uno dei tanti calzaturifici della zona. Dopo il diploma di perito chimico, era stato tentato di iscriversi all’un...

LA NOTA BLU DELL'ARCOBALENO (incipit romanzo)

  Prologo Louisiana, 1832 Il forte in cui era di stanza la sparuta guarnigione del colonnello Burrel non sarebbe mai entrato nei libri di storia, né avrebbero mai avuto una minima possibilità di entrarci i soldati che lo occupavano, e tantomeno il suo comandante. Everett Willoughby Burrel era il quarto figlio di un importante uomo di affari del New England e l'assegnazione a quel preciso forte era stata chiaramente una punizione nei suoi confronti, ma lui non la sentiva tale. I Burrel non erano state una delle prime famiglie a trasferirsi dall'Inghilterra alle colonie. Ramo cadetto di un casato decaduto, i Burrel erano affaristi da generazioni; erano giunti nella nuova nazione americana solo cinquant'anni prima, quando quest'ultima non era più un cavallo selvaggio da domare, almeno lungo la costa atlantica, ma una terra di opportunità, per chi avesse saputo sfruttarle. Si erano stabiliti nel New Hampshire, dove avevano intessuto una fitta rete di contatti ...

CHI SEMINA DATTERI, NON MANGIA DATTERI

  Quando ero piccolo e i datteri apparivano miracolosamente solo in occasione del Natale, qualcuno, non ricordo chi, mi raccontò il proverbio che dà il titolo a questo breve scritto. Era un antico proverbio arabo... O marocchino... O di qualsiasi posto dove crescono i datteri e dove la gente, evidentemente, ha motivo di seminarli. La dotta spiegazione fu che il dattero darebbe i primi frutti dopo cento anni dalla sua nascita, per cui nessuno che ne avesse piantato uno nuovo, sarebbe vissuto abbastanza da godere del primo raccolto. Ora, non so quanta verità ci sia in questo dal punto di vista dendrologico, però è stato un proverbio che, fin da subito, mi ha portato a varie riflessioni; la prima, in tenera età, appena udito il proverbio per la prima volta, fu che la vita è un lampo. Successivamente, di Natale in Natale, con l'adolescenza, era comodo pensare che, in fin dei conti, non meritava affannarsi per pensare ad assicurarsi un futuro: meglio vivere il presente in totale ril...