LEVATI DALLA PELLE (incipit romanzo)

 

Capitolo 1



Pedro Lucchesi amava Myriam Tavano. L'amava così tanto che non riusciva a vedere niente nel suo futuro che non la comprendesse. Una casa insieme, dei figli insieme, le vacanze insieme, il tempo libero insieme, la vecchiaia insieme, tutta una vita sempre insieme. Era talmente convinto che il loro amore sarebbe durato in eterno, che gli era sembrata la cosa più normale del mondo, quella di tatuarsi il nome di lei sul dorso della mano destra, proprio nel punto dove avrebbe potuto vederlo più spesso. Era un bel tatuaggio: la scritta MYRIAM, nello stile del logo dei Metallica, usciva da un groviglio di fiori e i fiori nascevano dalle lettere della scritta stessa. Per farselo fare Pedro, aveva speso anche una bella cifra, perché lo aveva voluto realizzato a colori, con tinte vivide e di impatto. Una cafonata, ma gli piaceva da impazzire. Pedro lavorava in uno dei tanti calzaturifici della zona. Dopo il diploma di perito chimico, era stato tentato di iscriversi all’università, ma la voglia era poca, i soldi in casa ancora meno e l’apparizione di Myriam nella sua vita fu, in questo senso, provvidenziale: al diavolo l’università, meglio un buon lavoro, il portafoglio pieno, pochi problemi, una macchina usata presa a rate e una ragazza carina sul sedile a fianco. Da giovani spesso si fanno sogni e progetti grandiosi, poi arriva un singolo fattore di normalizzazione e tutto ciò che ci era sembrato, fino allora banale, scontato e borghesotto, diventa la cosa più desiderabile e meravigliosa a cui puntare. Si nasce incendiari e si finisce personaggi di sit-com. Naturalmente il bel lavoro non era arrivato e Pedro si era ritrovato incatenato alla manovia di un calzaturificio della sua città, Montevarchi, col mastice nei capelli e la convinzione che, tutto sommato, quella dell’università non fosse stata una pessima idea. Perlomeno aveva i sabati e le domeniche libere, a differenza di Myriam che, lavorando come cassiera al locale ipermercato, spesso non aveva neppure quello. Fu proprio in un sabato in cui la sua fidanzata lavorava, che Pedro andò dal tatuatore che gli aveva consigliato l’amico di sempre, Vincenzo detto immotivatamente Sampei; immotivatamente perché non aveva mai pescato in vita sua, ma si era meritato il soprannome nei vicini anni della gioventù, sembra per una storia che comprendeva qualche sorta di canna, non meglio precisata.

La sera Myriam sarebbe uscita dal lavoro verso le nove e Pedro sarebbe andato a prenderla in automobile, per uscire direttamente a cena fuori, decidendo nel frattempo come avrebbero passato la serata. Erano le prime serate di ottobre, il tempo dei “perdoni”, come venivano chiamate le feste paesane nella zona, era passato da poco e l’aria era ancora mite, con afflati diurni quasi estivi, quando il vento tirava giusto. Pedro aveva parcheggiato più vicino possibile alla porta da dove usciva il personale del centro commerciale e da dove, qualche minuto dopo, uscì Myriam, spegnendo in terra una sigaretta a cui dette l’ultimo tiro, con un piede ancora dentro il portone. A Pedro non faceva piacere che la sua fidanzata fumasse e Myriam lo sapeva. Fumava di nascosto da lui, assicurandogli che aveva smesso da tempo e lui fingeva di crederle, ma quella sera si fece vedere; una leggerezza, ma che poteva non essere frutto di una distrazione, ma solo di una liberazione, inserita nel rapporto tra i due, a piccole dosi. Ma per Pedro, la seconda ipotesi non era realistica: l’aveva beccata, ma, poverina, dopo un duro sabato lavorativo, una piccola trasgressione ci poteva anche stare e con la stanchezza era normale che avesse abbassato un po’ la guardia. Di sicuro lui non glielo avrebbe fatto pesare. Myriam si avvicinò alla macchina con passo svelto e nervoso, aprì lo sportello e si lasciò cadere sul sedile. Sembrava reduce da una giornata talmente storta, da odiarne anche il fatto che fosse finita. Per Pedro era un dovere morale, quello di tirarla su in quei momenti sempre più frequenti.

Ciao, amore! Non ti chiedo come è andata, però ti faccio vedere una cosa. Chiudi gli occhi!”

Pedro, per favore, stasera non sono dell’umore…”

Guarda!”

Le mise davanti la mano con il suo nome tatuato sopra, sfoderando un sorriso di soddisfazione ed orgoglio, in attesa della faccia stupita e onorata che lei avrebbe fatto. Fu un’attesa lunghissima, anzi, mai finita, perché l’espressione di Myriam fu un misto di imbarazzo e repulsione, che anche Pedro riuscì a cogliere.

Che c’è? Non ti piace? È il tuo nome!”

Sì, Pedro, scusa. È che stasera sono morta. Anzi potresti portarmi a casa? Ho bisogno di buttarmi sul letto. Poi ci sentiamo domani, magari. Comunque carino, il tatuaggio.”

Ma non andiamo neanche a mangiare qualcosa? Dovrai pur cenare, no?”

Ho mangiato un po’ di schiacciata nello spogliatoio. Non ho fame. Al limite mi faccio un po’ di latte e biscotti a casa. Adesso andiamo, per favore, dai.”

Il viaggio fu breve, perché Myriam abitava a poco più di un paio di chilometri da dove lavorava e non ci fu modo per Pedro di intavolare una discussione particolarmente intensa. Approfittò del poco tempo per evitare proprio di farlo, visto che aveva capito che la sua ragazza non ne aveva molta voglia e che era meglio non disturbarla. Doveva avere avuto veramente una pessima giornata, povero amore. Appena arrivati sotto il palazzo popolare vicino all’Arno, dove Myriam abitava con la sua famiglia, Pedro si fermò e con un po’ di speranza in un breve proseguimento di serata, spense il motore. La ragazza scese velocemente, prima che lui potesse parlarle o osare un saluto con un bacio.

Grazie davvero, Pedro. Sei un tesoro. Scusa per stasera, ma non ce la faccio proprio. Sono una stronza: tu ci sei sempre per me e io…”

Si sporse in avanti e gli stampò un bacio sulle labbra.

Grazie, ancora. Mi faccio sentire domani, quando sto meglio, va bene?”

Va bene, amore. Rimettiti in forze. A domani.”

Myriam corse via, fino a dentro il portone del palazzo, facendo ondeggiare i lunghi ricci ramati, mentre Pedro restò in macchina, provando un certo grado di soddisfazione per le ultime parole che gli erano state rivolte. La sua piccola doveva stare veramente male: non aveva neanche apprezzato troppo il bellissimo tatuaggio che aveva fatto in suo onore. Più che altro non aveva colto la forza dell’amore che traspariva dall’atto che lui aveva compiuto. Ma era solo una serata no, domani avrebbe sicuramente apprezzato di più sia il gesto che l’opera e ne sarebbe stata felice.



Capitolo 2



La mattina dopo Pedro fu svegliato dal suono di una notifica della messaggeria del cellulare. Come ogni volta che sentiva quella suoneria, invece di provare fastidio, come la maggior parte degli esseri viventi, si eccitò al pensiero che potesse essere il suo amore. Oggettivamente almeno il novantacinque per cento dei messaggi che riceveva, li scambiava solo con Myriam, perché da quando stavano insieme, era diventata rara l’interazione con gli amici di una vita. E comunque il dato era alto solo in senso percentuale, perché, di fatto, nel conteggio totale, i messaggi che il giovane riceveva erano tristemente pochi. Ad ogni modo, Pedro prese in mano il cellulare e si illuminò perché il display riportava come mittente proprio il nome Myriam seguito da tre cuoricini. Uno rosso, uno bianco e uno verde, a simulare i colori della bandiera italiana e non importava che fossero invertiti, perché accanto al nome ci doveva stare quello rosso, che era quello più importante, quello classico. Il messaggio di testo diceva:

TI DEVO PARLARE. È URGENTE. VIENI PRIMA POSSIBILE SOTTO CASA MIA. SCRIVIMI QUANDO PARTI. NON CHIAMARE. SCRIVI.

A Pedro il messaggio sembrò strano, ma non si preoccupò; forse Myriam voleva fargli una sorpresa, forse si era accorta di non essere stata troppo carina la sera prima (non che fosse colpa sua), forse voleva rimediare alla serata persa. Comunque era urgente ed era quindi doveroso sbrigarsi. Si mise su gli abiti che si era tolto per andare a letto e che erano sulla sedia della cameretta, si lavò a corsa i denti, si passò una mano bagnata tra i capelli e si involò verso il luogo dell’appuntamento, non prima di avere risposto al messaggio:

STO PARTENDO, AMORE. TRA 5 MINUTI SONO DA TE.

Pedro abitava nella zona della Ginestra, dalla parte opposta di Montevarchi, quindi avrebbe dovuto attraversare tutta la città, cosa che per un montevarchino poteva essere un fastidio, anche in virtù dei sensi unici che ogni amministrazione, appena si insediava, cambiava, quasi a affermare così l’avvenuta elezione, con un atto ormai diventato firma peculiare del borgo toscano. In realtà per gli abitanti di qualsiasi città di dimensioni più ragguardevoli, tale tragitto era assimilabile alla strada da fare per andare a prendere le sigarette e quindi assolutamente non impegnativa. Per Pedro però era un piacere fare quella strada per andare incontro alla sua adorata fidanzata e se gli sembrava lunga, era soltanto perché avrebbe voluto che la distanza fra lui e Myriam non esistesse. In pochi minuti, l’auto di Pedro era già in prossimità del viale dove abitava Myriam. Il giovane vide da lontano, la ragazza che lo aspettava in tuta, fumando nervosamente una sigaretta. Vicino a lei c’erano due borse di plastica dell’ipermercato piene di roba. Forse la sorpresa era quella di andare a fare un picnic in montagna? Pedro rallentò, affinché lei lo vedesse ed avesse il tempo di gettare via la sigaretta, dopodiché lui avrebbe finto di non avere notato che lei stesse fumando, come se non si fosse sentito l’odore, ma ormai il loro gioco aveva quelle regole e a lui, tutto sommato, andava bene così. C’era però qualcosa di strano: ormai erano a pochi metri di distanza e lei era voltata verso l’automobile in arrivo. L’aveva visto di sicuro, ma continuava a fumare, guardandolo arrivare. Anche quando Pedro accostò la sua vettura al marciapiede, davanti a Myriam, questa fece uno sbuffo di fumo e dette subito un altro tiro, quasi a ribadire il fatto che stesse fumando lì, davanti a lui, senza nascondersi, indipendentemente da cosa lui potesse pensare della cosa. Quello fu il primo segnale che, finalmente, Pedro riuscì a cogliere per capire che qualcosa non stesse andando benissimo. Nonostante un certo senso di preoccupazione, il ragazzo esordì sfoggiando tranquillità.

Ciao, amore! Volevi dirmi qualcosa?”

Intanto cercava il pulsante di sgancio della cintura di sicurezza, ma non riusciva a trovarlo, tanto gli tremavano le mani.

Pedro. Aspetta a scendere. Mi viene più facile se resti in macchina…”

Cosa…”

Fai parlare me, OK?”

Myriam tirò una boccata di sigaretta talmente lunga e intensa, da sentirla un po’ nella testa. E era quello di cui aveva bisogno.

Tu sei un bravissimo ragazzo. Dolce, attento, premuroso… Ma io, adesso, ho bisogno di altro.”

Ma…”

Fammi finire, ti prego.”

Altra boccata. Colpo di tosse.

Forse abbiamo corso troppo. Io non mi sento di essere così legata. Ho bisogno della mia libertà: sono giovane.”

Ma non è un problema! Rallentiamo. Se sono stato pressante, ti chiedo scusa. Posso cambiare.”

Non voglio chiederti di cambiare. E poi quel tatuaggio!”

Che ha il tatuaggio? L’ho fatto per te, per dimostrarti il mio amore!”

Ma per piacere. A volte sei ridicolo. Lo sei sempre stato.”

Ma i nostri momenti? Tutto l’amore che abbiamo provato? Ti prego…”

Pedro, c’è un’altra persona. Non farti del male: chiudiamola qui.”

Mentre Myriam gettava a terra il mozzicone di sigaretta, spegnendolo con la punta della scarpa con una forza e una veemenza esagerate per lo scopo, come se stesse schiacciando ciò che rimaneva del suo rapporto con Pedro, questo finalmente capì. Era finita. Il suo orgoglio lo strinse con un braccio alla gola e gli impedì di parlare e muoversi ancora, rendendosi solo ridicolo. Myriam non era più sua e lo doveva accettare. Doveva fare l’uomo e uscirne con tutta la dignità che gli rimaneva intatta.

Va bene. Ho capito.”

In queste borse ci sono le cose che avevi da me. Io da te non avevo niente, quindi direi che possiamo finirla qui. I regali li terrei per educazione. Però se li rivuoi te li faccio avere.”

No, no. I regali sono regali.”

Appunto…”

Bene. Allora ciao,”

Ciao.”

Vado.”

Sì.”

Myriam gettò le borse sul sedile passeggero e Pedro avviò il motore della macchina. Molto lentamente fece il gesto di allacciarsi la cintura, che non aveva mai sganciato, sistemò lo specchietto retrovisore e spostò una delle borse dal sedile al pavimento, affinché non cadesse in caso di frenata.

Pedro?”

Sì?”

Niente.”

OK.”

Cioè… Addio. Spero che tu sia felice.”

Ma vai a cagare, troia!”

L’ultima frase Pedro avrebbe voluto dirla, ma rimase solo un pensiero. Invece disse:

Grazie. Lo spero anche io per te.”

E se ne andò prima che si vedessero le lacrime.

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  1. Sinossi
    Pedro ama la sua ragazza e per dimostrarle il suo amore si tatua il nome di lei sulla mano destra. Quando questa lo lascia, la presenza del tatuaggio diventa un problema e il simbolo di una ferita da separazione che non guarisce. Il protagonista decise di recarsi in città per farsi togliere il tatuaggio, ma nel tragitto fa un incidente da cui esce confuso e smemorato. A quel punto inizia un viaggio surreale, accompagnato da una apparizione con le sembianze della sua ex, al termine del quale, grazie a una serie di strani incontri, troverà la verità sull’amore e su sé stesso.

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