OCCHI DI DONNA (da un’idea di Roberto Benucci)

Mi sveglio.

Apro gli occhi ed è ancora buio. Mi trovo sdraiato su di un letto. Allungo la mano e sento il freddo metallo delle sbarre della testata. Mi tiro su e intanto gli occhi si abituano all’oscurità. Sono in una specie di stanza di ospedale, attrezzata, ma quasi vuota. C’è solo il letto dove sono seduto e alcune apparecchiature spente. Ho addosso una tuta che non riconosco. La mia testa è vuota, non ricordo neanche il mio nome. Mi risuonano nella mente solo alcune parole “occhi di donna” e un dolore insistente alla base del cranio.
Mi alzo, infilo delle calzature della mia misura che trovo ai piedi del letto e provo a uscire dalla stanza. Se qualcuno prova
sse a fermarmi, almeno potrei chiedergli qualche spiegazione, ma non c’è nessuno. Attraverso un lungo corridoio bianco e completamente privo di qualsiasi attività. Alla fine del corridoio c’è una porta, la apro, la oltrepasso e sono fuori. Il posto dove ero, è una costruzione anonima su di una collina. In basso vedo le luci di una città e davanti a me c’è una strada che va in quella direzione. La prendo e scendo verso la città. Qui non troverò le risposte che cerco, penso che forse laggiù sarò più fortunato e mi avvio in discesa senza voltarmi indietro.
A passo svelto, sfruttando la discesa, arrivo in città in pochi minuti. E’ un luogo che non conosco, una cittadina come tante nelle zone montuose piene di boschi dell’America. Uno di quei posti che nei film nascondono segreti in mezzo a una vita noiosa. C’è una strada principale che la attraversa, con pochi negozi e tavole calde aperti e pochissime persone in giro. Non so che ore siano ma, approssimativamente dovrebbe essere l’ora di cena. Questo mi ricorda che ho fame. Non so da quanto
tempo è che non mangio, ma è sicuramente abbastanza da farmi venire voglia di buttare giù qualcosa. Istintivamente cacciò le mani nelle tasche della tuta che indosso e riesco a trovare un portafogli. Dentro ci sono più soldi di quanto avessi sperato e dei documenti. Apro questi ultimi e vedo la mia faccia nella fotografia. Sono i miei documenti e a quanto pare mi chiamo Connor Milligan. Sarà, ma questo nome non mi dice nulla, comunque carte di identità e patenti non possono mentire. Forse quando questo mal di testa passerà, mi si schiariranno anche le idee. Adesso che so di avere dei soldi, dopo avere mangiato posso anche andare in farmacia e prendermi qualcosa. Anzi, meglio iniziare proprio dalla farmacia.

Entro in un drugstore di quelli che ci sono sempre in queste cittadine, dove viene venduto di tutto. Prendo anche degli snack e una birra, così sono a posto anche con il nutrimento. Non so per ora cosa altro mi possa servire. Nei documenti c’è scritto che abito a Los Alamos, nel New Mexico, ma non so dove mi trovo e quanto possa essere distante da quella che sembra essere la mia casa. Mi rendo conto che non so neanche che giorno sia. Prendo anche un giornale a caso, solo per aiutarmi a riordinare le idee. La data sul giornale è il 16 luglio e l’anno mi sembra giusto. Dai poster turistici appesi alla parete deduco che siamo dalle parti di Wheeler Peak, quindi non troppo lontano da Los Alamos. Neanche vicino, ma domattina ci sarà qualche pullman da poter prendere che mi porterà a destinazione. Pago quello che ho preso alla cassa e mi sembra di vedere un tizio che mi fissa da fuori dalla vetrina. Esco velocemente per intercettarlo, ma è più veloce di me e quando sono fuori è già sparito. Devo trovare un posto dove dormire, ma intanto mi siedo su una panchina a mangiare quello che ho comprato.

Nel giornale le solite notizie deprimenti: i prezzi che aumentano, i problemi in medio oriente, una serie di donne violentate e uccise tra qui, il Texas e il Colorado. Quanto mi fa arrabbiare questa cosa! Come può un uomo arrivare a tanto? A prendere con la forza ciò che dovrebbe rappresentare il culmine di un sentimento? A rovinare per sempre la vita di una persona indifesa? Fra tutte le brutte notizie questa è quella che mi ha fatto veramente orrore. Almeno, la parte buona è che lo stupratore è stato catturato in Texas e verrà giustiziato. Getto il giornale in un cestino e mi incammino.

Vedo il tizio di prima, quello che sembrava spiarmi, che ancora mi guarda, restando dall’altra parte della strada. Gli urlo e mi getto verso di lui. Scappa e si infila in un vicolo. Lo seguo, forse si è messo in trappola da solo. Entro nel vicolo, che speravo fosse cieco e invece mi accorgo che si apre verso la campagna. Dello spione nessuna traccia. Continuo a camminare per un sentiero che passa tra prati incolti e alberi spogli, lungo il lato posteriore delle case più esterne di questa zona residenziale nella speranza di ritrovarlo, quando sento un urlo: è una voce di donna che grida disperata. Corro nella direzione di quel pianto e trovo una ragazza a terra che sta essendo picchiata da un uomo troppo più grosso di lei. Sento ancora quelle parole in testa “occhi di donna”. Non ci vedo più dalla rabbia, mi avvento su quel bastardo e gli mollo un pugno in faccia. Quel codardo scappa, urlandomi contro le peggiori offese che conoscesse. Aiuto la donna ad alzarsi e lei mi ringrazia. Dice che quello che la stava picchiando non era un violentatore, ma il suo compagno e la cosa mi fa ancora più schifo. Le urla, comunque non le avevo sentite solo io e inizia ad arrivare gente, compreso lo sceriffo con tanto di macchina di servizio. Si forma un capannello di gente e qualcuno prende l’iniziativa di chiamare un’ambulanza. Tra la gente in disparte vedo l’uomo che stavo seguendo. Mi fissa mentre parla con qualcuno al cellulare; ho l’impressione che parli di me. Sposto di forza un paio di persone, tra cui lo sceriffo che vorrebbe ascoltare la mia testimonianza e corro incontro al mio stalker. Era distratto e non reagisce abbastanza velocemente. Prova a fuggire, ma lo raggiungo dopo pochi passi. Lo stringo per il giubbotto, mi avvicino con la faccia fino a che non p sentire il puzzo della birra che ho bevuto poco fa e lo minaccio:

Chi sei? Perché mi segui? Cosa vuoi? E soprattutto voglio sapere chi sono io e cosa ci faccio qui. Parla o ti faccio male. Molto male.”

Quello, per tutta risposta, rimette il telefono all’orecchio e sussurra:

Sentito? E quindi?”

Dal telefono arrivano parole confuse e che non capisco, ma l’uomo che sto tenendo fermo annuisce e alla fine riaggancia, per poi dirmi:

OK, mister. Dicono che posso raccontarti la verità, tanto ormai l’esperimento può dirsi riuscito e verificato. Vieni sulla mia auto, che ti do un passaggio fino a Los Alamos. Nel viaggio ti dirò tutto.”

Salgo su una Ford nera e mi allaccio la cintura. Il tizio mi guarda mentre compio questo gesto e sorride soddisfatto, dopodiché accende la macchina, si butta sulla statale e inizia a parlare.

Dimmi la verità, Connor: come ti sei sentito quando hai visto quella scena di violenza contro una donna?”

Da schifo. Volevo solo impedire che avvenisse.”

E quando hai letto dello stupratore sul giornale, cosa hai pensato?”

Che non è giusto che esistano persone del genere. Persone che fanno del male alle donne. È sbagliato!”

Bene. Cosa sai di quello stupratore?”

Che è stato preso ed è in attesa della pena di morte.”

Esatto, è stato preso, ma non sarà condannato a morte. È stato fatto sparire dall’agenzia governativa per cui lavoro ed è stato usato per un esperimento.”

Esperimento? Che genere di esperimento?”

Gli è stato modificato il cervello, diciamo. I nostri scienziati gli hanno tolto la sua indole violenta e gli hanno impartito un ordine post-ipnotico secondo il quale avrà repulsione proprio per la cosa che lo ha sempre contraddistinto: la violenza verso le donne. Una volta azzerati i suoi istinti, gli è stata data una nuova identità, una nuova faccia e, un po’ alla volta, sarà reinserito nella società. Le carceri stanno esplodendo e costano troppo alla collettività. Se questa soluzione dovesse funzionare, si aprirebbe una nuova strada nel mondo della rieducazione. E sembra che abbia funzionato con la prima cavia. Il nome in codice dell’operazione è “Occhi di donna”, ti dice niente?”

Rimango zitto, perché ho capito. Andrò a Los Alamos e vedrò che razza di casa mi ha comprato il governo. Spero bella e spero che mi abbiano trovato un buon lavoro, d’altra parte me lo merito: sono un cittadino modello.

 Ora.






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