PUNTI DI VISTA

L’uomo camminava con passo affrettato, attraverso le strade buie della grande città, tenendo la testa bassa. Gocce di pioggia finissima bagnavano appena il suo soprabito sgualcito. Le persone che incrociavano il suo andare si scansavano intimorite dal suo sguardo fisso e dal fatto che parlasse da solo, muovendo i muscoli della bocca con scatti nervosi. Qualcuno lo guardava un attimo in più, chiedendosi quale discorso fosse elaborato con così tanta veemenza da quel volto scuro e concentrato, teso e distaccato da quanto gli accadeva intorno. Se avessero indugiato ulteriormente, forse avrebbero potuto carpire qualche significato all’interno di quel fiume di pensieri, che si traduceva in parole che uscivano da quei denti ingialliti dal fumo e da chissà cos’altro. Avrebbero sentito quell’uomo pronunciare una serie di sentenze, con vocaboli sempre diversi, ma che riconducevano ad un unico concetto; un’idea fissa che quella figura grottesca si ripeteva all’infinito.

Sì… sì… Gli occhi della donna… Vorrei vedere il mondo con gli occhi delle donne. Sarebbe più bello il mondo visto dagli occhi delle donne. Le donne vedono la bellezza, non come gli uomini che hanno distrutto tutto…”

Una vettura antigravitazionale sfrecciò vicino il marciapiede, senza che l’uomo, impegnato nei suoi pensieri e nei suoi bisbigli, se ne accorgesse, ma spaventando un gruppetto di persone che stava iniziando ad attraversare la strada. Un cyborg alzò il suo braccio bionico per mostrare al conducente del veicolo, un dito medio di freddo metallo. L’auto anti-G continuò la sua corsa senza rallentare, andando a sparire nel buio della notte e soprattutto nel fitto smog che invadeva particolarmente quella parte povera della città. Nei quartieri ricchi, sofisticati sistemi di ventilazione forzata, tenevano fuori dalla zona, i fumi venefici dell’inquinamento, che ormai pervadeva tutta la Terra. Ma i quartieri ricchi erano sempre più esigui; le persone facoltose, d’altra parte, erano sempre meno e quelle poche che restavano, sempre più schifosamente abbienti, stavano già pensando di portare loro stessi e loro proprietà su colonie fuori dal pianeta. Era dal ventunesimo secolo che una élite di mecenati foraggiava studi in tal senso e era questione di pochi anni, probabilmente mesi, prima che l’aristocrazia terrestre si trasferisse altrove. Forse su Marte, forse su colonie artificiali orbitanti: nessuno della gente comune lo sapeva di preciso, ma le voci di un esodo imminente si facevano sempre più insistenti. Comunque non era una cosa che potesse interessare alla maggior parte della popolazione terrestre, perché sarebbe stato un viaggio per pochi eletti.

Intanto l’uomo continuava il suo soliloquio.

Maledetti… Hanno rovinato il mondo… Ma sono stati gli uomini, perché vedono solo il male… il brutto. E non sono capaci di fare niente di buono, perché hanno gli occhi cattivi. Invece le donne avrebbero fatto meglio perché vedono il bello… e chi vede il bello fa le cose migliori. Mi guardo intorno e vedo uno schifo… Potessi vedere con gli occhi di una donna…”

Mentre continuava a bofonchiare fra sé e sé, l’uomo svoltò in un vicolo, ancora più oscuro e ancora più degradato della strada principale su cui stava transitando fino a un attimo prima. In mezzo a mucchi di spazzatura gettati sul selciato, piccoli assembramenti di tossici si iniettavano sostanze attraverso delle valvole a farfalla che avevano istallate sul dorso delle mani. Altri, più facoltosi (o per meglio dire meno miserabili), si scaricavano direttamente delle esperienze illusorie nella corteccia cerebrale, usando interfacce cibernetiche di contrabbando, vecchie di decenni, riadattate allo scopo e che probabilmente, prima o poi, li avrebbero condotti alla morte o a un coma irreversibile pieno di incubi. E nessuno avrebbe avuto pietà di loro: gli attuali compagni di sballo li avrebbero lasciati riversi al suolo, in preda ad una sofferenza apparentemente infinita, fino a che non sarebbero morti di fame. Quelli rimasti ancora in piedi avrebbero semplicemente cambiato vicolo per continuare le loro fughe dalla realtà, pessima, in cui vivevano.

L’uomo superò un tizio che cercava di vendergli delle pillole contro l’inquinamento a prezzo di favore, senza neanche rendersi conto della sua presenza e senza smettere di salmodiare.

Gli occhi delle donne, vedono il male solo quando guardano gli uomini… Gli uomini, a volte, fanno male alle donne… Le fanno soffrire…”

Senza apparentemente perdere la concentrazione sulle sue riflessioni, l’uomo spostò la valigetta che teneva con la mano destra, alla mano sinistra e, con quella adesso libera, aprì un portoncino di metallo rugginoso che dava sul vicolo. Entrò. Nella penombra si vedeva che quel locale era semivuoto, con pochi scatoloni e strani attrezzi ridotti a rottami, buttati un po’ ovunque sul pavimento. Più avanti da una porta filtrava un po’ di luce e si sentiva suonare una vecchia canzone del ventesimo secolo: Rebel Yell di Billy Idol. Il Dottore amava quella robaccia vetusta! L’uomo aveva sempre mal digerito i gusti in fatto di musica di quello strano tipo, ma era bravo nel fare quello che gli serviva, per cui preferiva farsi gli affari propri e lasciargli ascoltare quello che voleva, anche canzonette di trecento anni prima, se a lui piacevano. Oltrepassò la porta e venne investito da una forte luce bianchissima. Appena i suoi occhi si riabituarono al chiarore, l’uomo si trovò davanti una persona anziana, con un camice bianco che aveva visto giorni migliori. Erano in una sorta di ambulatorio medico clandestino, con attrezzatura da sala operatoria obsoleta, ma tenuta in buono stato e pulita perfettamente. Il primo a parlare fu quello che, a questo punto, è evidente fosse colui che veniva chiamato Il Dottore.

Allora, Serge. Hai trovato quello che cercavi?”

Serge, questo era il nome a cui rispondeva l’uomo che era arrivato fin lì parlando da solo, sollevò la sua valigetta, la poggiò su un tavolo ambulatoriale, la aprì e ne trasse fuori un pacco di banconote ed un piccolo contenitore con delle spie accese sul coperchio.

Sì, Dottore. Qui ci sono i suoi soldi. Esattamente quanti me ne aveva chiesti per il lavoro. E nella cold-box, c’è quello che serve per l’operazione.”

Bene, bene. Fammi vedere.”

Serge mise il contenitore nelle mani del Dottore. Quest’ultimo premette una sequenza di pulsanti e le spie cambiarono colore. Con un CLICK il coperchio della scatolina si alzò, facendo uscire un sbuffo di aria congelata. Tirando il pezzo superiore, la parte interna della cold-box scivolò verso l’esterno, rivelandone il contenuto. Erano due occhi umani.

Ecco dottore. Adesso può trapiantarmi due occhi di donna e poi potrò anche io vedere il mondo bello come lo vedono loro. La signora che li aveva prima non voleva darmeli, ma li ho presi lo stesso. Non l’ho fatta soffrire, eh! Ci mancherebbe altro, con tutto il male che avrà già patito per colpa degli uomini...”



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